Ventisette è l’età del passaggio per alcuni artisti accomunati da un malessere intimo, nel profondo dell’anima, che li ha portati all’autodistruzione e all’immortalità delle loro opere.
Amy di Liuba Gabriele (Hop edizioni) è la storia della breve ma intensa vita di Amy Jade Winehouse, raccontata attraverso un percorso visivo evocativo.
“Non volevo niente di quello che poi mi è arrivato… Sarei stata felice di cantare in una piccola cover band per il resto della mia vita” frase introduttiva di una biografia intensa e d’effetto. Qui i primi due magistrali disegni di Liuba: da un lato una pagina bianca con un mezzo ritratto di Amy dalle labbra rosse sorridenti; dall’altra una pagina nera con un altro mezzo ritratto triste. Il bianco e il nero, la Amy sconosciuta e l’altra lei.
“Sono sempre stata rumorosa perché nella mia famiglia bisognava urlare per farsi ascoltare” così inizia il racconto della sua infanzia. Una piccola Amy, vestita di rosa, che suona lo xilofono: un dono prezioso che diventa passione per la musica e il canto. Pur bambina, ama essere al centro dell’attenzione escogitando trucchi per farsi notare. La famiglia di origine ebraica, il venerdì a cena dalla nonna Cynthia, colei dalla quale imparerà a conoscere ed amare il jazz.
Liuba prosegue il racconto dell’infanzia con aneddoti di vita che superano una classica biografia, disegnano il carattere di Amy e i toni del rosa, colore dominante delle prime pagine, si accendono divenendo sempre più intensi.
Odia la scuola, il carattere ribelle si delinea sempre di più, impara a suonare la chitarra, scrive i primi pezzi su un taccuino, sogna di aprire una catena di fast food con cameriere su pattini a rotelle.
Amy ha dieci anni quando il padre Mitch lascia la famiglia per un’altra donna. Apparentemente accetta la situazione, in realtà sprofonda in una crisi che erode le sue sicurezza. Il papà era il suo pigmalione. Luiba disegna Mitch ed Amy che sorvolano Londra in mongolfiera, lui che con un braccio indica la città in lontananza e sembra raccontarle il mondo da lassù.
Sfogliando le pagine la vita si fa sempre più intensa così come i colori. Dal rosa si passa al rosso per una Amy adolescente irrequieta che fatica a concludere la scuola; poi ai toni dell’azzurro-blu per raccontare visivamente gli inizi della carriera. È evidente il suo grande talento, la sua estrosità. Arrivano il primo contratto, i primi guadagni, le prime canzoni che diverranno successi planetari.
Però Amy non sta alle regole, è insubordinata. Luiba la rappresenta sempre con più forza, nei disegni emerge la personalità, il disagio, l’ombra nera di Blake sempre presente nonostante il rapporto burrascoso.
Il trionfo, il successo, il cambio di look sono toni giallo-salmone. E poi…
I disturbi: bulimia, anoressia, bassa autostima, autolesionismo, alcol, droga. Le pagine nere che introducono l’ultima parte della sua vita.
Una rosa rossa piena d’amore per una passione fatta talento che sfiorisce, perde lentamente i petali mentre il gambo spinoso si allunga avvolgendo il suo corpo, martoriandolo di ferite sanguinanti è appesa alla stagione dell’abisso, dell’autodistruzione.
Liuba, nome di origine russa, il cui significato avvolge l’anima dell’artista: AMORE. L’amore dei fan, l’amore per la sua musica, l’amore nei disegni con cui l’autrice rende ancor più sorprendente la breve vita di Amy.
Monikat
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